I miti della sinistra comunista

“…rimangono alla luce del sole quei crimini compiuti dalla resistenza comunista, crimini di cui a lungo non si è discusso, misfatti che non hanno trovato posto sulle pagine dei libri di storia (…).
Oggi rimane una buona fetta della sinistra (Rifondazione, Comunisti italiani, correntone ds, girotondini, no-global) restia a condannare quei sanguinosi episodi, realizzati in nome di una ideologia totalitaria (il comunismo) non precisamente coincidente con la democrazia pluralista.
Accanto al disprezzo per i sacrifici degli alleati anglo- americani sul suolo italiano, (…) i neocomunisti e i ds di frontiera sperano di ritagliarsi un nuovo spazio “sacro” all’interno della republica italiana, dove giudicare i buoni e i cattivi, i puri e gli impuri, utilizzando il moralismo a senso unico tipico della tradizione togliattiana, sorvolando dunque sui misfatti che hanno macchiato la storia del nostro paese negli anni 43’-45’.”
<p>“Resistenza ora e sempre”: non è difficile leggere queste scritte inneggianti alla prosecuzione della resistenza. Basta visitare qualche sezione di Rifondazione comunista o dei Comunisti italiani.
I ragazzi che non volessero fare troppo strada potranno osservare con i loro occhi, nelle università italiane, il perpetrarsi di questi riti - miti cari alla sinistra estrema: la rivendicazione dell’antifascismo partigiano e politicamente interessato è all’ordine del giorno, collettivi rossi e gruppi affini fondano la loro esistenza su valori condivisi da tutte le forze democratiche del paese, salvo poi strumentalizzarli allo scopo di non far parlare chi la pensa in modo diverso.
Loro sono i buoni, loro hanno il diritto di esprimere posizioni politiche all’interno delle università italiane: ai liberali, ai moderati, ai conservatori invece viene impedita con la forza la possibilità di manifestare qualsiasi idea.
Eppure, sottoscritto già da tempo il rifiuto della dittatura fascista in quanto vicenda storica antidemocratica, corresponsabile dell’estensione in Italia delle leggi razziali, rimangono alla luce del sole quei crimini compiuti dalla resistenza comunista, crimini di cui a lungo non si è discusso, misfatti che non hanno trovato posto sulle pagine dei libri di storia.
Ad un tratto sembra che la resistenza l’abbiano condotta solo i comunisti filosovietici, non sono esistiti i partigiani cattolici, i partigiani liberali, i partigiani monarchici. Anzi, c’è di più: gli eccidi commessi da alcuni facinorosi combattenti rossi in varie zone d’Italia (Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia) non hanno fatto parte della storia, nascosti con cura dai dirigenti comunisti desiderosi di sfruttare la scia “luminosa” della resistenza per avvantaggiarsi politicamente.
Oggi rimane una buona fetta della sinistra (Rifondazione, Comunisti italiani, correntone ds, girotondini, no-global) restia a condannare quei sanguinosi episodi, realizzati in nome di una ideologia totalitaria (il comunismo) non precisamente coincidente con la democrazia pluralista.
Accanto al disprezzo per i sacrifici degli alleati anglo- americani sul suolo italiano, pensiero sviluppato con argomentazioni che risaltano solo il ruolo dei partigiani comunisti nella lotta per la liberazione, i neocomunisti e i ds di frontiera sperano di ritagliarsi un nuovo spazio “sacro” all’interno della republica italiana, dove giudicare i buoni e i cattivi, i puri e gli impuri, utilizzando il moralismo a senso unico tipico della tradizione togliattiana, sorvolando dunque sui misfatti che hanno macchiato la storia del nostro paese negli anni 43’-45’.
La sciagura della dittatura fascista è stata duramente condannata a destra, le leggi razziali sono state definite orribili e tremende, la pagina della repubblica di Salo ha ricevuto critiche nette per la collaborazione con i nazisti, specie sotto il profilo della deportazione degli ebrei (ma altro giudizio meritano le scelte compiute da quei ragazzi che sinceramente, per onore di patria, vi aderirono).
Siccome è arrivato finalmente il momento della pacificazione nazionale (in realtà già tentata e in parte ottenuta anni addietro, se non fosse stato per lo spirito estremista di alcuni comunisti e di alcuni fascisti), anche la sinistra dovrebbe prendere le distanze da situazioni gravi e ingombranti come quelle citate sopra: il triangolo rosso emiliano, i soprusi praticati contro gli antifascisti non comunisti, l’orrore delle foibe, esigono dalla sinistra democratica una adesione alla responsabilità, alla capacità critica di poter rifiutare un passato celebrato da generazioni e generazioni di comunisti come fulgido e morale, quando invece tra le pieghe di una battaglia (giusta) combattuta contro forze di occupazione straniera (la Germania nazista) sono emersi episodi orribili e tremendi, imputabili alla foga e all’indottrinamento ideologico di tanti partigiani comunisti.
I miti - riti della sinistra comunista italiana continuano a resistere, ma “la gente che fa la storia” (per mutuare una frase celebre detta da un cantautore noto soprattutto a sinistra) sa che ormai è inutile coprire l’evidenza.
Furono anni cruenti in Italia, in Europa, nel mondo. Il fascismo ha avuto responsabilità incancellabili per quanto riguarda il protrarsi della seconda guerra mondiale, la dittatura, la persecuzione degli ebrei.
Il comunismo ha avuto altrettante “paternità” sciagurate: i misfatti della resistenza, le foibe, l’organizzazione di strutture paramilitari in Italia onde sovverire l’ordine democratico esistente, ma potremmo continuare.
I panni sporchi devono essere lavati.
<p> Winston </p>